Shantaram: A Novel by Gregory David Roberts

Shantaram: A Novel by Gregory David Roberts

autore:Gregory David Roberts [Roberts, Gregory David]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9780312330538
Amazon: 0312330537
editore: St. Martin's Griffin
pubblicato: 2004-01-01T23:00:00+00:00


«Sì, credo di sì».

«E tu potresti fare qualcosa per cercare di alleviare la loro sofferenza?»

«Potrei. O forse no. Come ti dicevo, non penso che il sistema farebbe granché per difendere i detenuti».

«Tuttavia esiste una possibilità, anche se piccola, che ti ascoltino e mettano fine alle torture degli altri?»

«C'è una possibilità, ma molto piccola».

«Ma è pur sempre una possibilità, vero?»

«Sì», risposi in tono neutro.

«Dunque si può dire che in un certo senso sei responsabile delle sofferenze di altri uomini?»

Era una domanda offensiva, ma il tono era assolutamente gentile e comprensivo. Lo fissai negli occhi ed ebbi la certezza che non voleva offendermi o nuocermi. Khader mi aveva liberato dalla prigione indiana e, anche se indirettamente, da quella australiana di cui stavamo discutendo.

«Si può dire», risposi con calma, «ma il principio non cambia. Non fai la spia per nessun motivo».

«Non sto cercando di fregarti o di metterti in imbarazzo, Lin. Tuttavia penso che grazie a questo esempio converrai che è possibile fare la cosa sbagliata per un motivo giusto».

Sorrise per la prima volta da quando avevo iniziato a raccontargli della mia fuga. «Ne riparleremo in seguito. Ho insistito tanto perché è un punto importante, e riguarda il modo in cui viviamo realmente le nostre vite, rispetto a come dovremmo viverle. Non occorre che ne parliamo adesso, ma sono certo che il problema riemergerà in un'altra discussione, e vorrei che te ne ricordassi».

«E per quanto riguarda il traffico di valuta?» chiesi cogliendo l'occasione per riportare l'argomento della conversazione dalla mia biografia alle concezioni morali di

Khaderbhai. «Non rientra nella tua categoria di crimini

"peccaminosi"?»

«No. Il traffico di valuta no», dichiarò con fermezza.

Khaderbhai aveva una voce profonda, le parole salivano dal diaframma al petto e passavano sonoramente attraverso la gola, come gemme in un bussolotto. Il risultato era un tono che risuonava con la devozione ipnotica di un recitatore di Corano anche quando parlava dei suoi crimini più redditizi.

«E il contrabbando d'oro?»

«No. E neanche i passaporti. E neanche la pressione».

"Pressione" era l'eufemismo che usava Khaderbhai per descrivere il complesso sistema di interazioni fra la sua organizzazione criminale e la società in cui essa prosperava.

Si trattava innanzitutto di tangenti, distribuite in un ampio assortimento che andava dalle speculazioni immobiliari basate su informazioni riservate alla concessione di appalti sontuosi. Khaderbhai esercitava la sua pressione anche tramite il recupero crediti e il racket della protezione sulle attività commerciali nelle aree sotto il suo controllo e, naturalmente, con l'intimidazione, tramite la forza o il ricatto, di burocrati e politici recalcitranti.

«Insomma, come si determina la percentuale di peccato presente in un crimine? Chi lo stabilisce?»

«Il peccato è una misura del male», replicò piegandosi all'indietro per consentire al cameriere di togliere il piatto e le briciole sul tavolo di fronte a lui.

«D'accordo. Come fai a stabilire quanto male c'è in un dato crimine? Chi lo stabilisce?»



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